Hacking Melanoma è il primo hackathon sull’ehealth applicato alla diagnosi sul melanoma. Un evento unico nel suo genere per provare a gettare nuove basi alla ricerca scientifica sull’argomento, attraverso l’intelligenza collettiva
Il melanoma è uno dei tumori cutanei maligni più letali attualmente conosciuti. Una branca della dermatologia, la dermoscopia, consente di identificare precocemente questo tumore attraverso una tecnica diagnostica non invasiva. Esistono dei limiti di questa tecnica e con Hacking Melanoma vogliamo discuterne per cercare di superarli mettendo al servizio della lotta al melanoma nuovi strumenti. Da questi proposito nasce l’idea di creare un hackathon, un evento che coinvolge professionisti di diversi settori chiamati a sviluppare un progetto di comune interesse scientifico.
Hacking Melanoma è un evento senza precedenti, in cui esperti di dermoscopia decidono di mettere in campo le proprie competenze e la propria esperienza confrontandosi con informatici e sviluppatori di software, comunicatori ed esperti di UX, in una eclettica e innovativa task-force, che ha come fine ultimo lo sviluppo di uno dispositivo innovativo capace di incrementare l’accuratezza diagnostica del melanoma.
Dermoscopia: uno strumento delicato
Dalla sua introduzione in dermatologia, nel 1950, la dermatoscopia ha avuto ampia diffusione nella pratica clinica prestandosi, per le sue caratteristiche di non invasività e facile accessibilità, come strumento diagnostico ideale nello screening delle lesioni melanocitarie. Numerosi studi hanno, infatti, dimostrato che la dermoscopia è in grado di migliorare la performance diagnostica del dermatologo esperto, consentendo la visualizzazione di caratteristiche morfologiche non visibili ad occhio nudo. I numerosi vantaggi della dermoscopia sembrano, tuttavia, notevolmente ridimensionati quando essa viene utilizzata da dermatologi non esperti, in cui la scarsa familiarità con immagini dermoscopiche può portare all’incauta ed erronea attribuzione di parametri dove essi non sono presenti e, viceversa, al mancato riconoscimento degli stessi dove essi sono presenti.
È stato persino dimostrato che la dermoscopia sia uno strumento controproducente ai fini dell’accuratezza diagnostica quando utilizzato da una persona non esperta. La motivazione di questo fenomeno risiede nel fatto che la dermoscopia è una metodica fortemente operatore-dipendente, nonostante i diversi algoritmi dermoscopici (ABCD, metodo di Menzies, seven-pointchecklist, three-pointchecklist) messi a punto negli anni al fine di semplificare e standardizzare le procedure diagnostiche da seguire nel corso di un esame dermoscopico. Come ovviare al problema?
Oltre la ricerca tradizionale: perché?
A fronte di queste problematiche un interesse crescente è stato rivolto, nell’ultimo ventennio, allo sviluppo di sistemi automatizzati di immagini dermoscopiche di lesioni cutanee pigmentate, al fine di assistere il clinico meno esperto nel complesso processo diagnostico-differenziale, che ha come obiettivo la discriminazione tra melanoma e altre lesioni pigmentate della cute. Diversi gruppi di ricerca si sono, pertanto, impegnati nello studio e nello sviluppo di sistemi in grado di identificare criteri dermoscopici indicativi di malignità.
Spesso guardati con diffidenza dai clinici più “tradizionalisti” per i quali l’occhio umano è non solo insostituibile, ma anche “non migliorabile” nella sua accuratezza diagnostica con dall’uso di ausili automatizzati, i suddetti progetti di ricerca hanno finito per arenarsi. A nostro parere, ciò è accaduto in parte per l’errore intrinseco di partenza nel proporre un sistema automatizzato come ‘autonomo’ rispetto alla diagnosi umana (ambizione assolutamente irrealistica e velleitaria), in parte per le difficoltà intrinseche ad un progetto tanto ambizioso, in parte per le barriere esistenti tra esperti di due settori tanto differenti e concettualmente lontani come la medicina e l’ingegneria. Da questa consapevolezza è nato il progetto i3Dermoscopy, in cui abbiamo lavorato alla luce di questo principio: non sostituire, ma supportare la diagnosi umana.
La tecnologia può fornire all’occhio umano un supporto preziosissimo e negarlo sarebbe anacronistico: gli esempi in medicina sono numerosi. Quanto al problema dei pregiudizi culturali, abbiamo deciso di superarlo promuovendo un evento in cui la parola d’ordine è multidisciplinarietà nel senso più ampio e vasto del termine. Niente cariche, divise, camici, nessuna scrivania e nessuna etichetta: medici specialisti, ingegneri, professori universitari di differenti discipline, hacker, sviluppatori di software, pazienti tutti seduti ad uno stesso tavolo mettono a disposizione il proprio bagaglio culturale col solo fine di contribuire alla realizzazione di un progetto di e-health senza precedenti.
Se vuoi seguire tutte le nostre iniziative e partecipare attivamente al progetto, entra anche tu nella nostra community : http://bit.ly/Entra_in_community